"Se l'arte ha avuto una storia e continua ad averne una, è grazie al lavoro degli artisti e anche al loro sguardo sulle opere del passato e al modo in cui se ne sono appropriati"
Visitare oggi una mostra di Marina Marcolini è come ripercorrere una parte della storia di arte antica e moderna. Con i fili delle opere del passato e del presente Marina annoda e tesse arazzi in cui trame ed orditi tessono nuovi significati, inserisce opere più o meno note nel caleidoscopio della mente e mescolandole, sovrapponendole, ruotando crea nuovi dipinti. Mischia le carte e sovvertendo i significati consolidati, ci offre nuovi punti di vista e apre nuove prospettive di senso.
La potremmo anche definire un critico d'arte con il pennello in mano, che usa forme, colori e composizioni al posto delle parole, e d'altronde come ci ricorda O.Wilde "il vero artista è colui che procede non dal sentimento alla forma, bensì al pensiero e alla passione".
Accade così nella serie di dipinti che hanno "base" le astratte geometrie di Piet Mondrian, dalle quali Marina fa riemergere di volta in volta una statua antica o le azzurre superfici di Yves Klein, i tagli di Lucio Fontana, i quadrati neri di Kazimir Malevic, l'uomo "Vistruviano" di Cesare Cesariano o quello di Keith Haring.
Ma il vero artista sa che nell'arte come nella vita non esiste un approdo definitivo e nulla può avere valore assoluto, così Marina si mette subito alla ricerca di altro, per superare ciò che ha appena creato. E allora le rigide geometrie di Mondrian si diradano o si sfaldano in qualcosa di più informale, e da esse, però, può sempre riemergere il viso di una vecchia ripresa da un dipinto di Georges de La Tour o "Amore e psiche" di Canova.
Con uno scarto dadaista, altrove, gli oggetti trovati e acquistati magari in un magazzino di "Mani Tese" sono lo spunto per ironizzare sull'esagerato valore economico di certe opere d'arte contemporanee, come avviene con un improbabile telefono kitsch a forma di teschio, o con la Barbie messa sotto formaldeide che diventano le parodie rispettivamente delle opere: "For the love of God" e "The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living" di Damien Hirst. Altre Barbie recuperate sono poste a testa ingiù su uno sfondo ripreso dal dipinto "Golconde" di Magritte, e rimandano a certe performance di Vanessa Beecroft, mentre una gioiosa "Nana" di Niki de Saint Phalle si libra felice nel cielo. Ancora una Barbie questa volta dipinta d'oro in una posizione yoga ironizza sull'opera "Siren" di Marc Quinn, o si smaterializza, dipinta di blu klein, su un fondo dello stesso blu. Sono ancora molti gli artisti e e le opere che Marina riprende, fa suoi e ci offre ad un nuovo sguardo: Maurizio Cattelan con "La nona ora" e "L.O.V.E.", Kusama con i suoi pois rossi, ma anche "La Danza" di Matisse o i segni astratti di Mirò o ancora il nudo di Mapplethorpe.
Certo l'arte di marina Marcolini è un'arte colta, nel senso che i suoi significati si svelano con più immediatezza a coloro che conservano nel caleidoscopio della propria mente le opere alle quali fà esplicito riferimento. Ma la sua non è un'arte per pochi, anzi il suo approcio e il suo modo di riproporci opere del passato e del presente è un invito ad avvicinarci ad esse senza esserne intimoriti e senza atteggiamenti convenzionalmente reverenziali, un invito a farle nostre attraverso la scoperta del senso che esse hanno per noi in rapporto alla nostra esistenza con lo stesso stupore e spontaneità di un bambino, che non ha filosofie, ma sensi.
E' come dice ancora O. Wilde "L'arte non dovrebbe mai cercare di essere popolare. E' il pubblico che dovrebbe cercare di essere artistico" 
Così, dopo aver visto le opere esposte possiamo forse rispondere a quella che per John Berger è la vera domanda: "a chi appartiene di diritto il significato dell'arte del passato (e del presente n.d.r.)? A coloro che possono applicarlo alla propria vita oppure ad un'elite culturale di specialisti di vestigia?"

                                                                                                                                                                                                                    Osvaldo Ponzetta

Recensioni

recensione 2

30.07.2014 21:19
Marina Marcolini, sfoglia davanti anoi un manuale di storia dell'arte, giocando ad interrogare la nostra memoriaiconografica tra dame, ermellini, veneri, fanciulle soporose, cigni e annunciazioni.Per l'artista la tradizionepittorica  è come  un immenso spartito musicale da cui...
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